martedì 10 agosto 2010

Ciurma in viaggio - 2

Esfahan: una piazza che forse non e` la "meta` del mondo"  ma  risveglia ogni reminiscenza da "esploratore" (Baedeker style,  per rimembranze alla  Marco Polo servono dromedari al posto delle auto). Veli neri (fino ai piedi) accoccolati a terra in pic nic nei giardini pubblici, nelle piazze, nelle rotonde, nelle aiuole spartitraffico.  Tende 2 second ovunque. Oppure tappeti e coperte e panni stesi tra due alberi in centro citta`. Non senzatetto e nemmeno nomadi ma solo gente in viaggio o che si ritrova tra amici.

Sguardi che fuggono, sguardi che ti cercano per un cenno di saluto, una selva di mani che chiedono di essere strette, commercianti che triplicano i prezzi,  commercianti che regalano datteri ghiacciati, passanti che ti aiutano, foto con giovani, con padri di famiglia, con i figli dei padri di cui prima.

E domande. Posso parlare con te, da dove vieni, cosa pensi dell`Iran, perche` sei venuto in Iran, la gente del tuo paese ha paura dell`Iran, ti piace l`Iran, perche`.
Le risposte alle domande dei mariti e gli occhi delle mogli che pesano ogni lettera.

N (couchsurfer) che ci porta a vedere la scuola della moglie dello Scia`, un velo troppo ose`, gli sguardi dei passanti e il suo imbarazzo che si risolve solo con l`aggiunta in comitiva di un conoscente.

I Monti Zagros, la sosta in riva al fiume, le famiglie in gita domenicale, i tuffi (loro) e le bracciate (nostre), gli stufati che le donne cucinano al pic nic, il vassoio con il pranzo che ci viene offerto, il nargile che segue, la foto per conto terzi  alle ragazze di Esfahan (vestite e con velo) in gita e la promessa di spedirla agli spasimanti locali.

Persepoli, a casa di quelli che a  Maratona, alle Termopili, a Platea prima che Alessandro Magno etc.
E pero`...

Abarkoon e un enorme albergo vuoto nel mezzo del deserto, un sogno di grandezza in stand by con due soli  ragazzi ad attendere qualcuno tra tappeti, corrimano marmorei, quadri impossibili, sabbia da tenere fuori e improbabili garritte con neon fucsia.

Yadz, il tempio Zoroastriano, le torri del vento, i vicoli, i meloni regalati,  un computer da valium ed un assistente troppo solerte che toglie la corrente (post in scrittura: perso).

Mashhad, gli alberghi pieni, l`ambasciata Turkmena che concede il visto (dopo che abbiamo comperato i moduli in cartoleria), l`haram che non si puo` fotografare ne` visitare completamente, un appuntamento con degli insegnanti per conto della Pinac e le email di Cs che da mezzo Iran  offrono ospitalita` o aiuto.

Nel mezzo deserti e montagne, villaggi, ghiacciaie, caravanserragli,  fienili,  melograni e peschi, il traffico assente o impossibile, il termometro che tocca i 48 gradi, il vento che scotta, la spasmodica ricerca di un filo d`ombra per la siesta pomeridiana e qualche notte al chiaro di luna.

Da domani Turkmenistan, altro deserto e black out per qualche giorno.
Ricompaiamo in Uzbekistan con internet (e la birra!!!)

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